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Scrivo queste brevi note per argomentare, fatti alla
mano, qualche altra notiza in merito all’utilizzo pacifico dell’energia
nucleare, tanto per contrapporre un pò di verità alle tante dicerie che si
sentono in questi giorni (molto spesso per partito preso, o semplicemente perché
il lavoro paziente ed incessante di anni di taluni ha cominciato a dare i suoi
sperati frutti: a forza di ripetere incessantemente una accozzaglia di menzogne
se ne sono fatte, nell’opinione pubblica, delle verità – o quasi). Cerco qui
allora – come tante altre volte ho cercato di fare, seppur nel mio piccolo, di
dare qualche altra ‘picconata’ alla ‘torre
di Babele’ che è stata eretta. Occasione è stata la mia partecipazione ad un meeting,
tenutosi a Dresda dal 12 al 14 maggio 2009: lo Jahrestagung Kerntechnik. Vorrei estrapolare e condividere alcuni fatti. Ovviamente era presente a protestare l’immancabile gruppo
ambientalista (ma sinceramente, lo dico senza polemica e senza animosità alcuna,
mi aspettavo qualcosa di meglio da parte loro, ovvero di più incisivo – Fig.1[1]). Fig.1 – Manifestazione
ambientalista di fronte al Congress
Centrum di Dresda il 12 maggio 2009 Una ‘contromossa’ molto efficace l’hanno messa in piedi
gli organizzatori del convegno: di fronte al centro congressi hanno posto un
pallone che rappresentava il volume occupato da una tonnellata di anidride
carbonica (CO2). I conti si fanno presto: una tonnellata di CO2
corrisponde ad un cubo di spigolo pari a circa 8 metri. In Fig.2 è visibile per confronto la dimensione di una
persona; credo sia un dato abbastanza impressionante ed efficace. L’industria
nucleare tedesca evita l’immissione in atmosfera di 150˙000˙000 (lo scrivo
anche a lettere: 150 milioni!)
di quei cubi di anidride carbonica ogni
anno (ovvero un volume superiore a quello di 46˙000 torri di 63,5 metri
di base per 411 di altezza[2])! Ognuno poi è libero di pensare che chiudere gli impianti
nucleari sia una cosa buona (!), o che aprirne di nuovi non lo sia (!!!), ma intanto
questi sono i semplici fatti. Vorrei poi segnalare un’altra questione. Ho sentito dire spesso
(o visto scrivere, che è ancora peggio!) che nessun impianto nucleare nel mondo
è mai stato smantellato, e che quindi, giunto a fine vita, di un impianto
nucleare non si sa cosa farsene e come gestirlo. Ho risposto spesso a questa
sciocchezza con esempi concreti e dimostrando che il costo peraltro non è
affatto così drammatico (citando ad esempio il caso del reattore di Fort Saint Vrain, Trojan, Yankee Rowe e
tanti altri), tanto più se l’operazione la si effettua con razionalità. Un esempio filmato di quello che è stato fatto in Europa,
l’ho trovato proprio allo Jahrestagung
Kerntechnik, allo stand della Nukem.
Il CD che veniva distribuito gratuitamente si intitola “The Kahl nuclear power test plant
– Dismantling the reactor builing”. Fig.2 – Volume occupato da 1
tonnellata di CO2. Sulla faccia a destra è scritto: “Qui è contenuta 1 tonnellata di sola CO2”;
sulla faccia a sinistra “Gli impianti
nucleari tedeschi risparmiano l’immissione 150˙000˙000 di tonnellate di CO2
ogni anno – la nostra risposta alla tematica del cambiamento climatico”. L’impianto nucleare di Kahl fu il primo ad essere
costruito in Germania: trattasi di un reattore ad acqua bollente, che ha
iniziato l’esercizio nel 1961 e lo ha terminato nel 1985 - dopo aver prodotto
circa 2000 GWh (ovvero 2 miliardi di kWh) di energia -, e che fu costruito
dalla General Electric (Fig.3). La Nukem
Technologies GmbH ha vinto la commessa per lo smantellamento nel 2001.
L’edificio reattore (il quale presentava un raggio esterno di 15,2 per 50,8
metri di altezza) fu smantellato fra il 2004 ed il 2006; l’impegno principale
nell’opera di smantellamento da parte dell’azienda coinvolta ha rigurdato
l’esclusione della contaminazione di qualsiasi tipo sia della popolazione che
dell’ambiente; la priorità successiva è stata quella di minimizzare il più
possibile la quantità di rifiuto prodotto (come richiesto dalle vigenti
normative tedesche si sono dovuti riciclare il più possibile i materiali di
risulta dello smantellamento). L’intera operazione è stata condotta in tre fasi: i)
smantellamento delle strutture interne ii)
poi il guscio esterno di calcestruzzo dell’edificio reattore iii) infine il liner metallico interno
(la cui funzione era quella di contenere la radioattività nel malaugurato caso
di un malfunzionamento con conseguente rilascio, impedendone la liberazione
nell’ambiente circostante). Durante lo svolgimento delle operazione nuove tecniche
sono state sviluppate ad hoc, ed è stato eseguito un monitoraggio costante dei
radionuclidi (quali il cobalto-60 o il cesio-137) presenti nei materiali. Tutto
il calcestruzzo è stato sminuzzato e raccolto in 14˙000 fusti, controllati poi
accuratamente per mezzo di sofisticate misure in–situ. Il verdetto finale è stato: Uneingeschränkte Freigabe (libero
rilascio, ovvero nessun pericolo radiologico). L’acciaio smantellato è stato accuratamente misurato radiologicamente
per mezzo di misuratori gamma; il contenitore interno è stato decontaminato,
misurato ed accuratamente mappato punto per punto. Il contenitore esterno di sicurezza in calcestruzzo è
stato finalmente smantellato previo preventivo sezionamento in 45 diversi
blocchi, ognuno di un peso compreso fra 20 e 47 tonnellate (operazione condotta
per mezzo seghe circolari verticali azionate da presse idrauliche). I blocchi
sono tutti stati misurati in-situ da
un punto di vista radiologico; finalmente sono stati ridotti in pezzi del
diametro medio di 15 millimetri; l’Ente di Controllo ha approvato il loro
riutilizzo per applicazioni quali ad esempio la realizzazione di strade. La prima operazione per la rimozione del liner interno di
acciaio è consistita nello smontaggio della ‘testa’ dello stesso; dopodiciò è
stato rimosso il montacarichi, previa preventivo impacchettamento (per
successiva verifica radiologica). Successivamente l’intero liner è stato
tagliato in pezzi e misurato radiologicamente: le 350 tonnellate di acciaio
risultante si sono rivelate adeguate per il riciclaggio convenzionale in
altoforno (Fig. 4-16). Fig.3 – Impianto nucleare di Kahl
(sito a Karlstein am Main – fonte: http://www.nuclear-free.com/thomas/kahl.htm) Fig.4 – Analisi dei campioni
prelevati dallo smantellamento della centrale nucleare di Kahl (fonte: “The Kahl
nuclear power test plant – Dismantling the reactor building”, NUKEM GmbH) Fig. 5 – Analisi radiologica dettagliata
dei campioni del sito in corso di smantellamento (fonte: “The Kahl
nuclear power test plant – Dismantling the reactor building”, NUKEM GmbH) Fig. 6 – Impacchettamento del
materiale di risulta (fonte: “The Kahl
nuclear power test plant – Dismantling the reactor building”, NUKEM GmbH) Fig.7 – Mappatura dettagliata del
contenitore interno di sicurezza (fonte: “The Kahl
nuclear power test plant – Dismantling the reactor building”, NUKEM GmbH) Fig.8 – Valutazione della
contaminazione superficiale dei campioni (fonte: “The Kahl
nuclear power test plant – Dismantling the reactor building”, NUKEM GmbH) Fig.9 – Responso finale dell’Ente
di Controllo: “libero rilascio” (fonte: “The Kahl
nuclear power test plant – Dismantling the reactor building”, NUKEM GmbH) Fig.10 - Operazioni di taglio e
rimozione del guscio esterno di calcestruzzo del contenimento (fonte: “The Kahl
nuclear power test plant – Dismantling the reactor building”, NUKEM GmbH) Fig.11 - Riduzione in pezzi del
calcestruzzo del contenimento, con successiva analisi e responso dell’Ente di
Controllo: “libero rilascio” (fonte: “The Kahl
nuclear power test plant – Dismantling the reactor building”, NUKEM GmbH) Fig.12– Recupero dell’acciaio
nelle operazioni di smantellamento del sito per applicazioni convenzionali,
previa preventiva verifica con rivelatori gamma (fonte: “The Kahl
nuclear power test plant – Dismantling the reactor building”, NUKEM GmbH) Fig.13 – Preventiva operazione di
decontaminazione del liner interno prima del taglio (fonte: “The Kahl
nuclear power test plant – Dismantling the reactor building”, NUKEM GmbH) Fig.14 - Liner di acciaio
rimanente dopo la rimozione del contenitore esterno di calcestruzzo (fonte: “The Kahl
nuclear power test plant – Dismantling the reactor building”, NUKEM GmbH) Fig.15 – Taglio del liner interno
dell’impianto di Kahl (fonte: “The Kahl
nuclear power test plant – Dismantling the reactor building”, NUKEM GmbH) Fig.16 - Rimozione del
montacarichi, previa preventivo impacchettamento (fonte: “The Kahl
nuclear power test plant – Dismantling the reactor building”, NUKEM GmbH) Tanto per dare qualche altra ‘picconata’ poi, vorrei
mostrare e commentare qualche altra figura. In figura 17 è mostrato il confronto per diverse fonti di
energia del consumo di materiali per GWh prodotto. Appare evidente la forte
convenienza della fonte nucleare (la quarta in figura partendo da sinistra)
rispetto alla fonte eolica o – più che mai – rispetto a quella fotovoltaica. Il
nucleare risulta meno conveniente rispetto alle fonti tradizionali (fossile ed
idroelettrica) in merito al consumo di rame e bauxite (minerale
dell’alluminio), ma molto più conveniente in merito al consumo di ferro. Se si
confronta ad esempio la fonte nucleare con il gas a ciclo combinato, e si
condidera un prezzo indicativo del ferro di 400 $/tonnellata, del rame di 4300
$/tonnellata, e dell’alluminio di 1500 dollari/tonnellata, si ottiene un
guadagno per il GWh nucleare pari a circa 180 $ (il punto di pareggio,
rimanendo costanti i prezzi del rame e dell’alluminio, si ha per un prezzo del
ferro di circa 60 $/tonnellata). In figura 18 è riportato il confronto degli Accumulated
Energy Requirements (AER) – ovvero il numero di kWh di energia primaria
usata per kWh elettrico prodotto - per le diverse fonti considerate: si nota
che il nucleare è secondo solo alla fonte idroelettrica (seppur di poco), e
seguito quasi a pari merito dalla fonte eolica. In figura 19 infine si riporta l’Energy Payback Time (EPP) – ovvero la quantità di tempo richiesta
per un dato sistema energetico per produrre la stessa energia utilizzata per la
sua realizzazione – delle varie fonti di cui sopra: la fonte nucleare si
attesta ad un valore medio rispetto a quelle fossili. Fig.17 – Consumo specifico di
materiali da costruzione per gigawatt-ora prodotto da diverse fonti (fonte: “AREVA NP Supplement – Energy Facts
and Figures Information”, 2009) Fig.18 – Accumulated Energy Requirements (AER)
da diverse fonti (fonte: “AREVA NP
Supplement – Energy Facts and Figures Information”, 2009) Fig.19 – Energy Payback Period (EPP), espresso in mesi, da
diverse fonti (fonte: “AREVA NP
Supplement – Energy Facts and Figures Information”, 2009) In definitiva appare evidente la convenienza della
fonte nucleare, sia economica che ambientale:
non a caso sono in esercizio in questo momento 439 reattori nucleari (di cui
oltre un centinaio in Europa), ed altri 34 sono in costruzione, per una
esperienza operativa totale pari a 13˙036 anni. Se si tiene presente poi che il
consumo energetico annuo medio è pari 1549 kWh/pro capite in Asia, e 596 in
Africa, e lo si confronta con quello europeo - pari a 5930 kWh/pro capite -, si
ha un quadro ancor più chiaro della situazione. Coloro che promuovono fonti energetiche costose
e poco efficienti dovrebbero rendersene conto ed assumersene la responsabilità;
diversamente la situazione geopolitica mondiale in un futuro non troppo remoto
potrebbe divenire imprevedibile
[1] Per chi volesse prendere visione delle loro istanze: http://www.robinwood.de/ (in tedesco) [2] Dati ricavati da quelli delle Twin Towers di New York. |